Una promessa mantenuta: casualità e semplici coincidenze?

A cura del Dott. Giuseppe Martinelli, ginecologo presso l’Aventino Medical Group, Roma

 Quando il frate dell’Ordine dei Vincenziani ci sposò, Giulia ed io, promettemmo di dedicare parte del nostro tempo e della nostra professione alle Opere gestite dal loro Ordine. L’occasione arrivò qualche mese dopo che avevo concluso il mio lavoro in ospedale, con la risoluzione unilaterale del contratto.

L’invito inaspettato

L’amica pugliese di mia moglie, suora Vincenziana e responsabile della Caritas in Albania, che d’estate veniva spesso a rinfrescarsi nelle colline lucane, alla notizia della mia nuova disponibilità colse subito l’occasione. Mi propose di raggiungerla in Albania, nella provincia di Elbasan, dove dirigeva una casa famiglia a Mollas e un centro di accoglienza per adolescenti a Cerrik. Lì, tante donne non avevano alcun accesso alla prevenzione o a un’assistenza ginecologica: non si controllavano da anni.

Una giovane donna in cerca di aiuto

Fu in quel contesto che mi chiesero di occuparmi di una giovane ragazza che collaborava con le suore nella gestione della casa famiglia, che ancora oggi accoglie una dozzina di bambini abbandonati.
La ragazza desiderava ardentemente una gravidanza, ma aveva già vissuto almeno due aborti spontanei tardivi. La visita ginecologica sembrava normale, ma grazie all’ecografia — effettuata con un apparecchio portato dall’Italia e rimesso in funzione grazie al Rotary del Distretto Puglia e Basilicata — emerse la causa: un setto uterino che dimezzava la cavità e impediva una gravidanza a termine.

Una soluzione possibile

L’unica possibilità era la rimozione del setto, un intervento di metroplastica in resettoscopia isteroscopica, da eseguire in anestesia generale con tecnica mini-invasiva. Era necessario trovare una clinica attrezzata, con sala operatoria, strumentazione adeguata e personale preparato: non semplice in Albania, né economicamente accessibile.

La clinica, la partenza, l’intervento

Grazie alla provvidenza delle suore — e alla tenacia della paziente— fu trovata una clinica privata disposta a sostenere i costi, a patto che fossi io l’operatore.
Stabiliti i tempi e il momento migliore, partii per l’Albania. Mi occupai della preparazione preoperatoria, coordinai il personale della sala e verificai l’efficienza dello strumentario. L’intervento si svolse regolarmente e la paziente fu dimessa nel pomeriggio stesso, dopo poche ore di osservazione.

I controlli e l’attesa

Seguì un periodo di controlli a distanza, mediati dalle suore, con la raccomandazione di attendere prima di cercare una nuova gravidanza. Dopo qualche mese, il ciclo si normalizzò e i sintomi si attenuarono già dal primo ciclo.
Le visite ginecologiche ed ecografiche, regolari ogni trimestre, confermarono che finalmente era possibile concepire.

Una nuova vita

L’attesa fu breve. La paura che la gravidanza potesse finire come le precedenti era grande, ma le cure, le attenzioni — e la volontà del Signore — permisero di arrivare fino al settimo mese.
Nel frattempo, la paziente si era trasferita in Grecia con il marito. Fu ricoverata in ospedale e diede alla luce una bambina, prematura ma viva e vitale, che ancora oggi riempie di gioia la loro casa.

Il 2 settembre 2023 suor Camilla mi scrisse:
«Ciao Beppe, Bona mi ha mandato questo messaggio, sono felicissima. Grazie a te per la tua professionalità.»
E il messaggio della giovane donna diceva:
«Buongiorno Mater Camilla! Ieri ho dato alla luce una bambina. Sto molto bene. Grazie mille! Grazie a voi oggi sono MADRE!»

Coincidenze… o amore per il proprio lavoro?

Casualità o semplici coincidenze? Forse. Ma anche un po’ di determinazione e tanto amore per il proprio lavoro, che rappresentano il compenso più autentico e gratificante per il tempo dedicato agli altri.

Una missione che continua

La collaborazione con la casa famiglia prosegue. Ora siamo in tre medici a recarci periodicamente in Albania: mia moglie Giulia, endocrinologa e internista; l’amico pediatra Giuseppe, che tutti chiamano Pino; e io, ginecologo.

OGNI VOLTA CHE ANDIAMO, È UNA FESTA! Un modo semplice e concreto di mettere la nostra professione al servizio di chi ne ha più bisogno.