A cura della Dott.ssa Valeria Gianfreda, Chirurga colonproctologica e del pavimento pelvico – Aventino Medical Group, Roma
Quando la vacanza manda l’intestino in tilt
Nuovi orari, letti diversi, clima caldo, meno privacy… e l’intestino si ribella. Molte persone sperimentano in vacanza un rallentamento del transito intestinale, con gonfiore, pesantezza e difficoltà a evacuare. Sono disturbi comuni, ma ancora troppo spesso sottovalutati. Anche chi a casa è regolare può sentirsi improvvisamente “bloccato” dopo pochi giorni di viaggio.

Cosa cambia davvero in viaggio?
I fattori che incidono sono numerosi: ● La dieta da hotel, spesso ricca di proteine e povera di fibre
● La riduzione dell’attività fisica
● L’alterazione del ritmo sonno-veglia
● La disidratazione, soprattutto in estate
● E anche l’imbarazzo ad andare in bagno fuori casa
Tutti questi elementi rallentano la peristalsi, cioè i movimenti naturali dell’intestino che favoriscono l’evacuazione.

Il tabù da superare: come andiamo in bagno
Se parlare di intestino è ancora un tabù, affrontare come si evacua lo è ancora di più. Eppure postura, tempi e forma delle feci sono segnali chiave del nostro benessere. Superare l’imbarazzo e imparare ad ascoltarli può davvero fare la differenza.
Postura, tempi e abitudini: come si va davvero in bagno?
Anche il modo in cui si evacua conta. La postura classica sul water – seduti a 90° – non è la più fisiologica. In posizione accovacciata, l’angolo tra retto e ano si raddrizza, facilitando il passaggio delle feci.
Un piccolo sgabello sotto i piedi, che sollevi le ginocchia, aiuta a ricreare questa condizione, riducendo lo sforzo e prevenendo stipsi ed emorroidi.
Altro aspetto fondamentale è il tempo: non bisogna trattenere lo stimolo, ma nemmeno passare troppo tempo seduti, magari leggendo o con il telefono in mano. L’evacuazione è un atto riflesso e coordinato, che va rispettato nei tempi giusti.
Non ignorare i segnali: guarda dentro il water
Osservare le feci è un gesto semplice ma spesso evitato. La Scala di Bristol, utilizzata in medicina, aiuta a classificare le feci in base alla loro forma e consistenza: ● Tipo 1-2: palline dure e segmenti secchi → segno di stipsi
● Tipo 3-4: forma allungata e liscia → transito regolare
● Tipo 5-6: frammenti morbidi o pastosi → transito accelerato
● Tipo 7: liquide → diarrea o infezione
Un cambiamento occasionale può essere normale. Ma se le alterazioni persistono o si associano a dolore, sangue o calo di peso, serve una valutazione specialistica.

Come aiutare l’intestino a viaggiare con te
Per evitare di “bloccarsi” in vacanza, è utile seguire alcune regole semplici ma ben fondate:
● Bere almeno 1,5–2 litri di acqua al giorno, aumentando in caso di caldo o attività fisica.
● Assumere quotidianamente 25–30 grammi di fibre, combinando fibre solubili (avena, frutta, legumi) e insolubili (verdure a foglia, crusca, cereali integrali).
● Muoversi ogni giorno: anche una passeggiata di 20–30 minuti stimola la peristalsi intestinale.
● Rispettare i propri ritmi fisiologici, dedicando al mattino tempo per la colazione… e per andare in bagno, senza fretta né distrazioni.
Nei casi in cui la regolarità non si ristabilisca spontaneamente, può essere utile ricorrere a:
● Fermenti lattici con ceppi specifici, come Lactobacillus rhamnosus GG, Bifidobacterium lactis o Saccharomyces boulardii, efficaci nel modulare la flora intestinale e ridurre il gonfiore.
● Integratori di fibre che aumentano la massa fecale, come lo psyllium o l’inulina, da introdurre gradualmente e sempre con adeguata idratazione.
● Blandi lassativi di tipo meccanico-lubrificante, come l’olio di vasellina. Si sconsiglia invece l’uso prolungato di lassativi osmotici, poiché possono disabituare l’intestino alla defecazione fisiologica.
Queste strategie aiutano a mantenere la regolarità anche lontano da casa, evitando che una vacanza si trasformi in un disagio intestinale.

Quando serve una valutazione specialistica
Se la stitichezza persiste per oltre tre settimane, si presenta ciclicamente o interferisce con la qualità della vita, è consigliabile sottoporsi a una valutazione specialistica. Le linee guida della European Society of Coloproctology (ESCP), del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) e della World Gastroenterology Organisation (WGO) raccomandano un approfondimento clinico in presenza di sintomi persistenti o associati.
Tra i sintomi e segni di una possibile patologia:
● Prolasso emorroidale e/o associato a prolasso rettale interno o esterno
● Sindrome da ostruita defecazione, che si manifesta come sensazione di evacuazione incompleta e frammentata
● Dolori addominali di tipo colico a poussée
Tra gli esami diagnostici possibili:
Oltre alla visita colonproctologica, ecografia transanale, manometria anorettale e colonscopia, si può includere anche la RX defecografia dinamica.
Una valutazione accurata consente non solo di escludere patologie, ma anche di personalizzare le terapie e migliorare la funzionalità intestinale nel lungo periodo.
Segnali da non ignorare – secondo le linee guida ESCP e NICE
Se compaiono uno o più di questi sintomi, è raccomandata una visita specialistica: ● Stitichezza persistente oltre le 3 settimane
● Sensazione di evacuazione incompleta o blocco rettale
● Sanguinamento anale ricorrente o sangue mischiato a feci
● Calo ponderale involontario
● Dolore addominale ricorrente
● Familiarità per tumore del colon-retto o malattie infiammatorie intestinali
● Alternanza tra stitichezza e diarrea
L’intestino non va in ferie: ascoltalo
Curare l’intestino significa migliorare la qualità della vita. Anche in vacanza, è possibile rispettare i propri ritmi, adottare piccole accortezze e – perché no – imparare qualcosa in più sul proprio corpo. Parlare di feci non deve essere un tabù: è un segnale di attenzione verso la propria salute.
Chirurgia colonproctologica e pelvica – Aventino Medical Group