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affrontare una malattia reumatica
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Affrontare una malattia reumatica: perché il supporto psicologico è fondamentale

Di Dr. John Lawrence Dennis, Psicologo – Aventino Medical Group, Roma Più della sola sofferenza fisica Quando incontro una persona a cui è stata appena diagnosticata una malattia reumatica, vedo spesso molto più del dolore fisico. Sta avvenendo un cambiamento profondo: un peso invisibile che si posa mentre inizia a immaginare un futuro diverso. Non si tratta solo di sintomi o di piani terapeutici. Si tratta di identità, relazioni, abitudini quotidiane e di un orizzonte incerto. L’impatto emotivo di una diagnosi Come psicologo, ho imparato quanto profondamente una diagnosi possa scuotere una persona. Può portare sollievo — finalmente si comprende cosa stava accadendo — ma anche paura, tristezza e ansia. Questo insieme di emozioni è del tutto umano. Ed è proprio per questo che il supporto psicologico dovrebbe far parte del percorso di cura fin dall’inizio. Creare uno spazio per elaborare le emozioni Nel mio lavoro aiuto le persone a trovare uno spazio in cui esprimere queste emozioni. Parlare apertamente, senza giudizio, può prevenire che il disagio emotivo prenda il sopravvento in silenzio. È anche il primo passo per recuperare un senso di controllo sulla propria vita. Costruire strategie di coping Insieme sviluppiamo strategie di coping realistiche e adatte alla vita di ciascuno. Tecniche di gestione dello stress, ristrutturazione cognitiva, mindfulness, e persino attività semplici come scrivere un diario o riscoprire momenti di gioia: questi piccoli strumenti, nel tempo, costruiscono resilienza. Strumenti pratici che aiutano Ecco alcune delle pratiche che propongo spesso: Salute emotiva e fisica sono intrecciate Vorrei che tutti sapessero questo: la salute emotiva e quella fisica non sono separate. Quando ci prendiamo cura dell’una, influenziamo anche l’altra. Lo stress cronico può peggiorare l’infiammazione e il dolore. La depressione può rendere più difficile seguire le cure. Ma con il giusto supporto, spesso le persone diventano più motivate, più consapevoli dei propri bisogni e più costanti nel seguire il trattamento. Un cammino verso la speranza e la guarigione Vivere con una malattia reumatica non è facile. Ma non significa vivere senza speranza o senza direzione. Il supporto psicologico non fa sparire la malattia, ma può trasformare il modo in cui la si affronta. Può aiutarti a sentirti di nuovo te stesso.E per me, questo è il vero significato di guarigione. 

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Lesione renale in Africa: come eseguire la dialisi e salvare vite senza mezzi né strutture dedicate

A cura del Dott. Stefano Picca, nefrologo presso l’Aventino Medical Group, Roma Quando i reni si ammalano e smettono di funzionare, la vita è in pericolo. Non tutte le malattie renali sono irreversibili (Malattia Renale Cronica – CKD). Quando la lesione renale è reversibile (Lesione Renale Acuta – AKI), spesso è necessario sostituire temporaneamente la funzione renale con la dialisi (depurazione del sangue) in attesa del recupero. La dialisi può essere effettuata prelevando il sangue da un vaso del paziente e facendolo passare in una macchina che lo “pulisce” (emodialisi) oppure attraverso un catetere posizionato nell’addome tra le anse intestinali. L’addome viene periodicamente riempito e svuotato con una soluzione sterile che depura il sangue che circola nella cavità addominale (dialisi peritoneale – PD). Quest’ultima è più semplice da realizzare, comporta costi inferiori ed è la modalità di dialisi raccomandata nei Paesi a basso reddito. Un incontro determinante Nel 2013 ebbi l’occasione di incontrare, durante una conferenza, la professoressa Mignon McCulloch, responsabile del Dipartimento di Nefrologia Pediatrica del Red Cross Children’s Hospital di Città del Capo, Sudafrica. Dirigeva (e dirige tuttora) il più grande programma educativo per la diagnosi e la terapia della LRA pediatrica con dialisi in Africa. Io provenivo da un’esperienza maturata in un contesto “ad alta tecnologia” presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, circondato da macchinari sofisticati, apparecchi elettronici all’avanguardia e numerosi collaboratori specializzati. Rimasi semplicemente sbalordito quando ascoltai la domanda: «Come puoi salvare dalla morte un paziente con LRA quando non hai il materiale, né personale formato e pochissimo tempo a disposizione?» Mi sembrò la sfida più grande in assoluto. Con il suo patrocinio sono diventato Educational Ambassador dell’ISN e ho iniziato a recarmi in Paesi africani francofoni e anglofoni per insegnare la PD. L’iniziativa “Saving Young Lives” Questa attività di formazione rientra nell’iniziativa Saving Young Lives (SYL) dell’ISN. Consiste nell’adattare materiali non specifici alla PD e formare medici e infermieri inesperti alla sua applicazione. Ad esempio: Un’esperienza arricchente Circa 200 tra medici e infermieri sono stati formati durante la mia attività in Sudafrica, Costa d’Avorio, Senegal, Gabon, Algeria e Camerun.Al di fuori dell’Africa, sono stato invitato anche in Haiti e in India. Su un piano personale: ho avuto una lunga carriera, ricca di soddisfazioni, ma senza dubbio questa è stata la scelta più gratificante della mia intera vita lavorativa. Risultati I medici e gli infermieri formati dal programma SYL hanno trattato più di 500 pazienti utilizzando la PD, raggiungendo un tasso di sopravvivenza del 65%. «Un catetere può salvare una vita.»

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Solidarietà interreligiosa

A cura del Dott. Nico Naumann, ginecologo presso l’Aventino Medical Group, Roma Una vocazione medica al servizio delle donne In qualità di medico specializzato in problematiche di fertilità, nel corso della mia carriera ho deciso di mettere la mia esperienza a disposizione di donne e bambini nei paesi in via di sviluppo. Il mio lavoro con diverse ONG mi ha portato in Etiopia e in Sierra Leone come ginecologo e ostetrico, oltre ad assistere pazienti a Roma fornendo cure ginecologiche essenziali. Ho trattato casi che andavano dall’HIV in donne in gravidanza alla tubercolosi causa d’infertilità, fino a vittime di mutilazioni genitali femminili, sia in Italia che all’estero. Destinazione Libano: una chiamata naturale Non mi ha quindi sorpreso quando un collega mi ha chiesto di unirmi all’ONG italiana Second Generation Aid (SGA), attiva in Libano, per sostenere i loro sforzi in questo paese complesso ma affascinante, situato proprio nel cuore del turbolento Levante. Crisi continua, bisogno costante Considerate le crisi politiche apparentemente senza fine in Libano e la continua pressione proveniente dalle ostilità dei paesi vicini, la popolazione libanese ha un disperato bisogno di assistenza medica, medici specializzati e farmaci. La nostra missione prevedeva visite mediche, consulenze ai pazienti e distribuzione di medicinali attraverso una rete di monasteri e scuole. Ero impaziente di partire per questa parte del mondo così intrigante e di fare la mia parte per contribuire agli sforzi umanitari. In viaggio: una missione sostenuta dalla logistica e dall’impegno Così lo scorso aprile sono partito da Roma con una squadra di medici, tra cui un oculista, un dermatologo, un farmacista e un fisioterapista, diretti a Beirut per conto di Second Generation Aid. Ad accoglierci c’era George, il nostro autista, che è stato anche la nostra guida e guardia del corpo durante tutta la missione. La prima tappa è stata il Santuario di San Charbel, patrono del Libano. Due giorni dopo siamo saliti a nord, in una scuola gestita da suore cattoliche, e così via, cambiando località ogni due o tre giorni e visitando ogni volta da 40 a 60 pazienti. SGA aveva fatto arrivare in anticipo medicinali e strumenti essenziali come un’ecografia portatile, grazie al coordinamento con il ramo italiano dell’UNIFIL, il contingente ONU operativo nella zona cuscinetto tra Israele e Libano. Un paese diviso, un popolo da curare È noto che il Libano è un crogiolo ricco di popoli provenienti da ogni estrazione sociale: una moltitudine di religioni, sette e classi convivono nel suo territorio. Purtroppo, questa straordinaria diversità è spesso messa in ombra da chi detiene o ambisce al potere e cerca di dividere questo caleidoscopio umano in fazioni in guerra, per meri giochi politici. Per noi operatori sul campo, ogni persona merita dignità e cure. Oltre le fedi: la forza della solidarietà locale Ci siamo affidati alla comunità cristiana libanese – in particolare alle chiese maronita e cattolica – per raggiungere i pazienti da visitare. Hanno percorso il territorio portandoci persone di ogni confessione: sciiti, sunniti, ortodossi, protestanti, drusi e alawiti. È stata una dimostrazione concreta del ricco mosaico del popolo libanese – e della nostra umanità condivisa – di come guerre, turbolenze e conflitti colpiscano tutti allo stesso modo, indipendentemente dalla religione. Medicina sul campo: quando i sintomi riflettono la minaccia costante Come ginecologo, ho visitato pazienti con disturbi e malattie molto diversi: da problemi digestivi e coliti, a irregolarità mestruali e infertilità, da malattie della pelle a patologie del sistema circolatorio, fino a giovani con ipertensione. Ma ciò che avevano in comune erano gli effetti fisici di una vita vissuta sotto la costante minaccia dei bombardamenti e della morte. Ascoltare per curare: trattare più del corpo Un ulteriore peso psicologico era rappresentato dalla preoccupazione per i propri figli. Il nostro team era preparato ad ascoltare con attenzione, per dimostrare a queste persone che non erano state dimenticate. Una lezione dal Libano: la convivenza è possibile Ciò che mi ha colpito di più nella mia esperienza attraverso il Libano, osservando questo intreccio di etnie e vissuti che si incontrano (compresi i più recenti rifugiati palestinesi e siriani), è stato il senso profondo della capacità della popolazione di vivere pacificamente insieme. Fede e accoglienza nella pratica quotidiana In più occasioni ho incontrato musulmani che si integravano attivamente in una comunità cristiana dominante – e viceversa. Molti religiosi mi hanno confermato con orgoglio la loro determinazione a tenere le porte aperte ai più bisognosi. Alcuni di loro visitavano regolarmente campi profughi siriani per offrire supporto materiale ed emotivo. Un faro al confine: la scuola di suor Beatrice Un cenno speciale va alla scuola nel nord, al confine con la Siria. Fondata e gestita da suore cattoliche sotto la guida carismatica di suor Beatrice, originaria di Cipro, la scuola è nata negli anni ’80, inizialmente affittando alcune stanze per fare lezione. Oggi accoglie circa 500 bambini, dall’asilo ai 15 anni, con insegnamento in arabo, inglese e francese. Inoltre, ospita 50 bambini con disabilità, che imparano anche a cucinare, coltivare l’orto e diventare autonomi. Ripartire con gratitudine, tornare con uno scopo Alla fine della missione ho sentito che i nostri sforzi erano stati accolti con gratitudine, e sono tornato a Roma sapendo di aver alleviato, almeno per un po’, la sofferenza di alcune persone. Ma per ogni paziente che abbiamo assistito, sapevo che ce n’era un altro che avrebbe avuto bisogno di un intervento chirurgico in un moderno ospedale, cosa non disponibile per molti di loro. Un impegno rinnovato dalla speranza dei genitori Intendo continuare a fare volontariato con Second Generation Aid, con l’obiettivo di tornare due o tre volte l’anno, risorse permettendo. Avere ricevuto la chiamata per aiutare in Libano è stato un grande onore, ma sono stati quei genitori – o futuri genitori – che, nonostante tutto, guardano con speranza alla crescita dei propri figli e a un futuro di pace per sé, le loro famiglie e il loro paese, a donarmi un profondo senso di fiducia nel futuro.

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Una promessa mantenuta: casualità e semplici coincidenze?

A cura del Dott. Giuseppe Martinelli, ginecologo presso l’Aventino Medical Group, Roma  Quando il frate dell’Ordine dei Vincenziani ci sposò, Giulia ed io, promettemmo di dedicare parte del nostro tempo e della nostra professione alle Opere gestite dal loro Ordine. L’occasione arrivò qualche mese dopo che avevo concluso il mio lavoro in ospedale, con la risoluzione unilaterale del contratto. L’invito inaspettato L’amica pugliese di mia moglie, suora Vincenziana e responsabile della Caritas in Albania, che d’estate veniva spesso a rinfrescarsi nelle colline lucane, alla notizia della mia nuova disponibilità colse subito l’occasione. Mi propose di raggiungerla in Albania, nella provincia di Elbasan, dove dirigeva una casa famiglia a Mollas e un centro di accoglienza per adolescenti a Cerrik. Lì, tante donne non avevano alcun accesso alla prevenzione o a un’assistenza ginecologica: non si controllavano da anni. Una giovane donna in cerca di aiuto Fu in quel contesto che mi chiesero di occuparmi di una giovane ragazza che collaborava con le suore nella gestione della casa famiglia, che ancora oggi accoglie una dozzina di bambini abbandonati.La ragazza desiderava ardentemente una gravidanza, ma aveva già vissuto almeno due aborti spontanei tardivi. La visita ginecologica sembrava normale, ma grazie all’ecografia — effettuata con un apparecchio portato dall’Italia e rimesso in funzione grazie al Rotary del Distretto Puglia e Basilicata — emerse la causa: un setto uterino che dimezzava la cavità e impediva una gravidanza a termine. Una soluzione possibile L’unica possibilità era la rimozione del setto, un intervento di metroplastica in resettoscopia isteroscopica, da eseguire in anestesia generale con tecnica mini-invasiva. Era necessario trovare una clinica attrezzata, con sala operatoria, strumentazione adeguata e personale preparato: non semplice in Albania, né economicamente accessibile. La clinica, la partenza, l’intervento Grazie alla provvidenza delle suore — e alla tenacia della paziente— fu trovata una clinica privata disposta a sostenere i costi, a patto che fossi io l’operatore.Stabiliti i tempi e il momento migliore, partii per l’Albania. Mi occupai della preparazione preoperatoria, coordinai il personale della sala e verificai l’efficienza dello strumentario. L’intervento si svolse regolarmente e la paziente fu dimessa nel pomeriggio stesso, dopo poche ore di osservazione. I controlli e l’attesa Seguì un periodo di controlli a distanza, mediati dalle suore, con la raccomandazione di attendere prima di cercare una nuova gravidanza. Dopo qualche mese, il ciclo si normalizzò e i sintomi si attenuarono già dal primo ciclo.Le visite ginecologiche ed ecografiche, regolari ogni trimestre, confermarono che finalmente era possibile concepire. Una nuova vita L’attesa fu breve. La paura che la gravidanza potesse finire come le precedenti era grande, ma le cure, le attenzioni — e la volontà del Signore — permisero di arrivare fino al settimo mese.Nel frattempo, la paziente si era trasferita in Grecia con il marito. Fu ricoverata in ospedale e diede alla luce una bambina, prematura ma viva e vitale, che ancora oggi riempie di gioia la loro casa. Il 2 settembre 2023 suor Camilla mi scrisse:«Ciao Beppe, Bona mi ha mandato questo messaggio, sono felicissima. Grazie a te per la tua professionalità.»E il messaggio della giovane donna diceva:«Buongiorno Mater Camilla! Ieri ho dato alla luce una bambina. Sto molto bene. Grazie mille! Grazie a voi oggi sono MADRE!» Coincidenze… o amore per il proprio lavoro? Casualità o semplici coincidenze? Forse. Ma anche un po’ di determinazione e tanto amore per il proprio lavoro, che rappresentano il compenso più autentico e gratificante per il tempo dedicato agli altri. Una missione che continua La collaborazione con la casa famiglia prosegue. Ora siamo in tre medici a recarci periodicamente in Albania: mia moglie Giulia, endocrinologa e internista; l’amico pediatra Giuseppe, che tutti chiamano Pino; e io, ginecologo. OGNI VOLTA CHE ANDIAMO, È UNA FESTA! Un modo semplice e concreto di mettere la nostra professione al servizio di chi ne ha più bisogno.

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“Missione bagno”: perché l’intestino si blocca in vacanza? 

A cura della Dott.ssa Valeria Gianfreda, Chirurga colonproctologica e del pavimento pelvico – Aventino Medical Group, Roma Quando la vacanza manda l’intestino in tilt Nuovi orari, letti diversi, clima caldo, meno privacy… e l’intestino si ribella. Molte persone sperimentano in vacanza un rallentamento del transito intestinale, con gonfiore, pesantezza e difficoltà a evacuare. Sono disturbi comuni, ma ancora troppo spesso sottovalutati. Anche chi a casa è regolare può sentirsi improvvisamente “bloccato” dopo pochi giorni di viaggio.  Cosa cambia davvero in viaggio? I fattori che incidono sono numerosi: ● La dieta da hotel, spesso ricca di proteine e povera di fibre● La riduzione dell’attività fisica● L’alterazione del ritmo sonno-veglia● La disidratazione, soprattutto in estate● E anche l’imbarazzo ad andare in bagno fuori casa Tutti questi elementi rallentano la peristalsi, cioè i movimenti naturali dell’intestino che favoriscono l’evacuazione. Il tabù da superare: come andiamo in bagno Se parlare di intestino è ancora un tabù, affrontare come si evacua lo è ancora di più. Eppure postura, tempi e forma delle feci sono segnali chiave del nostro benessere. Superare l’imbarazzo e imparare ad ascoltarli può davvero fare la differenza. Postura, tempi e abitudini: come si va davvero in bagno? Anche il modo in cui si evacua conta. La postura classica sul water – seduti a 90° – non è la più fisiologica. In posizione accovacciata, l’angolo tra retto e ano si raddrizza, facilitando il passaggio delle feci. Un piccolo sgabello sotto i piedi, che sollevi le ginocchia, aiuta a ricreare questa condizione, riducendo lo sforzo e prevenendo stipsi ed emorroidi. Altro aspetto fondamentale è il tempo: non bisogna trattenere lo stimolo, ma nemmeno passare troppo tempo seduti, magari leggendo o con il telefono in mano. L’evacuazione è un atto riflesso e coordinato, che va rispettato nei tempi giusti. Non ignorare i segnali: guarda dentro il water Osservare le feci è un gesto semplice ma spesso evitato. La Scala di Bristol, utilizzata in medicina, aiuta a classificare le feci in base alla loro forma e consistenza: ● Tipo 1-2: palline dure e segmenti secchi → segno di stipsi● Tipo 3-4: forma allungata e liscia → transito regolare● Tipo 5-6: frammenti morbidi o pastosi → transito accelerato● Tipo 7: liquide → diarrea o infezione Un cambiamento occasionale può essere normale. Ma se le alterazioni persistono o si associano a dolore, sangue o calo di peso, serve una valutazione specialistica. Come aiutare l’intestino a viaggiare con te Per evitare di “bloccarsi” in vacanza, è utile seguire alcune regole semplici ma ben fondate: ● Bere almeno 1,5–2 litri di acqua al giorno, aumentando in caso di caldo o attività fisica.● Assumere quotidianamente 25–30 grammi di fibre, combinando fibre solubili (avena, frutta, legumi) e insolubili (verdure a foglia, crusca, cereali integrali).● Muoversi ogni giorno: anche una passeggiata di 20–30 minuti stimola la peristalsi intestinale.● Rispettare i propri ritmi fisiologici, dedicando al mattino tempo per la colazione… e per andare in bagno, senza fretta né distrazioni. Nei casi in cui la regolarità non si ristabilisca spontaneamente, può essere utile ricorrere a: ● Fermenti lattici con ceppi specifici, come Lactobacillus rhamnosus GG, Bifidobacterium lactis o Saccharomyces boulardii, efficaci nel modulare la flora intestinale e ridurre il gonfiore.● Integratori di fibre che aumentano la massa fecale, come lo psyllium o l’inulina, da introdurre gradualmente e sempre con adeguata idratazione.● Blandi lassativi di tipo meccanico-lubrificante, come l’olio di vasellina. Si sconsiglia invece l’uso prolungato di lassativi osmotici, poiché possono disabituare l’intestino alla defecazione fisiologica. Queste strategie aiutano a mantenere la regolarità anche lontano da casa, evitando che una vacanza si trasformi in un disagio intestinale. Quando serve una valutazione specialistica Se la stitichezza persiste per oltre tre settimane, si presenta ciclicamente o interferisce con la qualità della vita, è consigliabile sottoporsi a una valutazione specialistica. Le linee guida della European Society of Coloproctology (ESCP), del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) e della World Gastroenterology Organisation (WGO) raccomandano un approfondimento clinico in presenza di sintomi persistenti o associati. Tra i sintomi e segni di una possibile patologia: ● Prolasso emorroidale e/o associato a prolasso rettale interno o esterno● Sindrome da ostruita defecazione, che si manifesta come sensazione di evacuazione incompleta e frammentata● Dolori addominali di tipo colico a poussée Tra gli esami diagnostici possibili: Oltre alla visita colonproctologica, ecografia transanale, manometria anorettale e colonscopia, si può includere anche la RX defecografia dinamica. Una valutazione accurata consente non solo di escludere patologie, ma anche di personalizzare le terapie e migliorare la funzionalità intestinale nel lungo periodo. Segnali da non ignorare – secondo le linee guida ESCP e NICE Se compaiono uno o più di questi sintomi, è raccomandata una visita specialistica: ● Stitichezza persistente oltre le 3 settimane● Sensazione di evacuazione incompleta o blocco rettale● Sanguinamento anale ricorrente o sangue mischiato a feci● Calo ponderale involontario● Dolore addominale ricorrente● Familiarità per tumore del colon-retto o malattie infiammatorie intestinali● Alternanza tra stitichezza e diarrea L’intestino non va in ferie: ascoltalo Curare l’intestino significa migliorare la qualità della vita. Anche in vacanza, è possibile rispettare i propri ritmi, adottare piccole accortezze e – perché no – imparare qualcosa in più sul proprio corpo. Parlare di feci non deve essere un tabù: è un segnale di attenzione verso la propria salute.Chirurgia colonproctologica e pelvica – Aventino Medical Group

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Infradito, trekking improvvisati e dolori da souvenir

A cura del Dott. Patrice Gestraud, ortopedico presso l’Aventino Medical Group, Roma Quando l’estate mette alla prova piedi e articolazioni Ogni estate, ricevo in ambulatorio numerosi pazienti che rientrano dalle vacanze con dolori alle caviglie, ai piedi, alle ginocchia o alle mani.Camminare con calzature inadeguate, sollevare bagagli pesanti o cimentarsi in attività sportive non abituali può sembrare innocuo, ma in molti casi genera infiammazioni, sovraccarichi articolari o vere e proprie lesioni. L’esempio più comune è la tendinite, o addirittura la rottura del tendine di Achille. Succede soprattutto nei pazienti che non dedicano tempo al riscaldamento o allo stretching prima di mettersi a giocare, in particolare a tennis.  Sono disturbi frequenti, spesso sottovalutati, ma che – se non affrontati in tempo – rischiano di compromettere il benessere quotidiano anche a distanza di settimane o mesi. Scarpe leggere… ma non per le articolazioni Le infradito, le ciabatte piatte o le scarpe senza supporto sembrano perfette per l’estate, ma il piede viene costretto a lavorare male, senza stabilità né ammortizzazione.Questa condizione può provocare fasciti plantari, metatarsalgie, tendiniti del tibiale posteriore o del tendine d’Achille. Anche la postura può essere alterata, generando dolori alla schiena e al ginocchio.Nella mia pratica clinica, consiglio sempre di alternare scarpe aperte e chiuse, preferendo suole sagomate e plantari ergonomici quando si prevede di camminare a lungo. Quando il movimento improvvisato crea problemi Escursioni montane, passeggiate cittadine o sport in spiaggia sono ottimi per il benessere, ma devono essere affrontati con preparazione. Vuole dire di prendere il tempo di fare esercizi di rafforzamento muscolare 15 giorni prima delle vacanze.Ogni anno tratto pazienti che sviluppano: In questi casi, una valutazione clinica accurata e un’ecografia in sede ci permettono di capire subito la natura del problema e intervenire tempestivamente. Trattamenti conservativi e chirurgia mini-invasiva Approccio terapeutico e interventi chirurgici Quando possibile, le patologie vengono trattate con terapie conservative, come infiltrazioni, tutori, fisioterapia riabilitativa e ortesi su misura.Nei casi in cui il dolore persiste o la lesione è di natura strutturale, l’intervento chirurgico rappresenta spesso la soluzione definitiva. Tra le patologie trattate con tecniche chirurgiche mini-invasive rientrano, ad esempio:– alluce valgo, dita a martello e metatarsalgie– neuroma di Morton e fascite plantare cronica– tunnel carpale e dito a scatto–  cisti sinoviali e artrosi localizzate  – Artroscopia del ginocchio per trattare una lesione meniscale o ligamentosa. Percorso diagnostico e terapeutico integrato All’Aventino Medical Group è possibile eseguire in tempi rapidi ecografie muscolo-scheletriche e infiltrazioni ecoguidate.Per indagini di secondo livello, come radiografie, TAC o risonanze magnetiche, i pazienti vengono indirizzati verso strutture esterne di fiducia con cui esiste una collaborazione consolidata. Lo stesso approccio viene adottato nei casi in cui si renda necessario un percorso di fisioterapia: i pazienti vengono orientati verso centri qualificati in grado di garantire continuità e qualità nel trattamento. L’obiettivo è offrire un approccio integrato, efficace e personalizzato, riducendo i tempi di attesa e accompagnando il paziente in ogni fase del percorso terapeutico. Prevenzione prima, cura mirata dopo Se un dolore persiste dopo 2–3 giorni, peggiora col movimento o limita le attività quotidiane, è bene non ignorarlo.Con piccoli accorgimenti e una diagnosi precoce si possono evitare complicazioni e tornare rapidamente attivi. 👉 Se hai bisogno di chiarire un fastidio muscolo-articolare dopo le vacanze o desideri un parere specialistico, ti invito a prenotare una visita: valuteremo insieme il percorso più adatto.

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Mangiare fuori casa con una MICI: come godersi il pasto senza preoccupazioni

A cura della Dott.ssa Maria Lia Scribano, gastroenterologa  presso l’ Aventino Medical Group, Roma Quando mangiare fuori casa diventa complicato Se convivi con una malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI), come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa,  sai bene quanto possa essere difficile gestire alcune situazioni quotidiane. Anche quando la malattia è in fase di remissione, un pranzo al ristorante, un weekend fuori porta o un viaggio possono diventare fonte di ansia. La paura di una riaccensione, la difficoltà nel capire cosa c’è nel piatto o il timore di dover spiegare le proprie esigenze possono scoraggiare. Ma la buona notizia è che, con un po’ di organizzazione, è possibile vivere questi momenti con maggiore serenità. Cosa mangiare (e cosa evitare) se hai una MICI Non esiste una “dieta universale” valida per tutti, ma in assenza di specifiche controindicazioni, allergie o intolleranze alimentari personali, la dieta mediterranea è un’ottima alleata anche per chi ha una MICI. Quindi via libera a:  Meglio evitare: Tuttavia, specifiche intolleranze alimentari personali sono abbastanza frequentemente presenti nei pazienti con MICI, in particolare in fase attiva di malattia, nei confronti di alcuni alimenti, come:  Ricorda: ogni persona è diversa. Alcuni alimenti, se mal tollerati, possono essere reintrodotti gradualmente durante le fasi di benessere. In alcuni casi particolari (come in presenza di stenosi intestinale sintomatica o altre complicanze), è fondamentale seguire un piano alimentare personalizzato.  Non si può pertanto generalizzare e l’ approccio ideale è soggettivo, basato sull’osservazione attenta e sulla consulenza specialistica. Consigli pratici per mangiare fuori casa senza stress E se qualcosa va storto? Quando chiamare il medico Se compaiono sintomi come dolore addominale, diarrea persistente, sangue nelle feci, urgenza ad evacuare, febbre, è importante agire subito. Se sei in viaggio, può essere utile avere con te: Domande frequenti (FAQ) – Viaggiare con una MICI Come posso trovare un medico esperto di MICI all’estero? Contatta l’ambasciata o il consolato italiano del Paese in cui ti trovi: spesso possono indicarti specialisti locali. Puoi anche cercare ospedali universitari o rivolgersi ad associazioni pazienti come EFCCA (European Federation of Crohn’s & Ulcerative Colitis Associations) in Europa o Crohn’s & Colitis Foundation negli Stati Uniti.  Posso portare i miei farmaci in aereo? Sì, ma è importante avere una prescrizione medica in inglese e trasportarli nel bagaglio a mano, soprattutto se sensibili alla temperatura. Verifica prima le regole doganali del Paese di destinazione. Cosa fare se dimentico i farmaci o li finisco? Rivolgiti a una farmacia ospedaliera oppure a un medico locale, portando con te la documentazione medica e l’elenco dei principi attivi che assumi. E’ utile avere un’assicurazione sanitaria per viaggiare? Assolutamente sì, soprattutto per viaggi fuori dall’Unione Europea. Scegli una polizza che copra anche le malattie croniche e che preveda il rientro sanitario in caso di necessità. In sintesi Convivere con una MICI non significa rinunciare al piacere di viaggiare o mangiare fuori casa. Con consapevolezza e qualche precauzione, puoi farlo in sicurezza e con serenità.

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Voli lunghi e gambe pesanti? Il sangue non ama stare fermo

A cura del Dott. Alberto Caggiati, Chirurgo Vascolare – Aventino Medical Group, Roma Perché le gambe si gonfiano in viaggio Gonfiore, formicolii, senso di pesantezza: dopo un lungo volo o un viaggio in treno o auto, molte persone notano che le caviglie sono gonfie, a volte segnate dal bordo del calzino.Il motivo è semplice: restare seduti a lungo rallenta il ritorno venoso, cioè il flusso del sangue dalle gambe verso il cuore. La gravità accentua questo fenomeno, soprattutto se si indossano abiti stretti o si tengono le gambe incrociate a lungo. Giovani o meno giovani: chi è a rischio? Non è necessario avere una diagnosi di insufficienza venosa per avvertire pesantezza e gonfiore alle gambe dopo un viaggio. Anche persone giovani e in buona salute possono sperimentare questi sintomi, soprattutto dopo voli intercontinentali.Chi presenta fattori di rischio aggiuntivi – come familiarità per varici, uso di contraccettivi orali, fumo o disturbi della coagulazione – dovrebbe prestare particolare attenzione. In alcuni casi, può svilupparsi una trombosi venosa profonda, una complicanza seria ma prevenibile. I consigli utili per prevenire Durante un viaggio lungo, è utile adottare alcune semplici precauzioni: Le calze più indicate sono a compressione decrescente (classe I o II), con maggiore pressione alla caviglia e minore verso la coscia. Vanno indossate prima della partenza e tolte solo dopo l’arrivo. È fondamentale scegliere la taglia corretta e il modello più adatto con il supporto di un medico, evitando il fai-da-te. Quando fare una valutazione specialistica Se, anche dopo un breve spostamento, le gambe si gonfiano con frequenza o risultano dolenti, è consigliabile eseguire una valutazione specialistica. Un esame ecocolordoppler consente di escludere patologie venose più serie e di impostare un percorso personalizzato di prevenzione e trattamento.Viaggiare non dovrebbe mai compromettere la salute delle gambe: con poche e semplici misure, è possibile arrivare a destinazione leggeri… e ripartire in forma. Non solo gonfiore da viaggio: le diagnosi possibili Il gonfiore alle gambe può avere cause vascolari molto diverse, e non sempre è legato a un lungo viaggio. Una corretta valutazione permette di distinguere tra condizioni più comuni e forme potenzialmente più gravi. Per identificare correttamente l’origine del gonfiore e impostare un trattamento adeguato, è fondamentale eseguire una visita specialistica e, se necessario, un ecocolordoppler venoso. Ascolta i segnali del corpo, affidati a chi li sa leggere Un gonfiore persistente o ricorrente non è mai da sottovalutare. Se noti cambiamenti nella circolazione o sintomi insoliti, prenota una visita: la prevenzione è il modo più semplice per tutelare la salute.Chirurgia Vascolare – Aventino Medical Group

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Urologia in Estate: Consigli e Precauzioni per la Salute Urinaria

A cura del Dott. Alessandro Capozzoli, urologo presso l’Aventino Medical Group, Roma L’estate è una stagione di relax e divertimento, ma può anche essere un periodo di sfide per la salute urinaria. In questo articolo, esploreremo alcuni consigli e precauzioni per mantenere la salute urinaria durante i mesi estivi. Problemi Urologici Comuni in Estate 1. Infezioni del tratto urinario: le alte temperature e la disidratazione possono aumentare il rischio di infezioni del tratto urinario. 2. Calcoli renali: la disidratazione può aumentare il rischio di formazione di calcoli renali. 3. Irritazioni della pelle: il caldo e l’umidità possono causare irritazioni della pelle intorno ai genitali. 4. Rapporti sessuali occasionali e incontri possono aumentare la trasmissione di MST Consigli per la Salute Urinaria in Estate 1. Idratazione: bere abbastanza acqua è essenziale per mantenere la salute urinaria. Si consiglia di bere almeno 2 litri di acqua al giorno. 2. Igiene personale: mantenere una buona igiene personale può aiutare a prevenire le infezioni del tratto urinario. 3. Vestiti comodi: indossare vestiti comodi e traspiranti può aiutare a ridurre il rischio di irritazioni della pelle. 4. Evitare la disidratazione: evitare di trascorrere troppo tempo all’aperto senza bere abbastanza acqua. 5. Continuare le terapie prescritte o rivolgersi al medico per eventuali variazioni, continuare fitoterapici, nutraceutici o probiotici prescritti in caso di infezioni ricorrenti. 6. Mantenere uno stile di vita e alimentare costante anche in vacanza. 7. Per quanto possibile rapporti sessuali protetti. Precauzioni per i Problemi Urologici 1. Consultare un urologo: se si verificano sintomi come dolore durante la minzione o sangue nelle urine, è importante consultare un urologo. 2. Seguire le raccomandazioni del medico: se si hanno problemi urologici preesistenti, è importante seguire le raccomandazioni del medico per gestire la condizione. La salute urinaria è importante durante tutto l’anno, ma può essere particolarmente durante i mesi estivi. Seguendo i consigli e le precauzioni sopra elencate, è possibile mantenere la salute urinaria e godere di un’estate sana e felice. Se si verificano problemi urologici, non esitare a consultare un urologo. Urologia – Aventino Medical Group

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Come preparare la pelle a un intervento estetico: prevenzione e cura pre-operatoria

A cura del Dott. Gianluigi Bergamaschi Marsella, Chirurgo Plastico presso l’Aventino Medical Group, Roma La qualità della pelle influisce sul risultato chirurgico La decisione di sottoporsi a un intervento di chirurgia plastica o estetica è spesso accompagnata da un’attenta valutazione delle aspettative, del decorso post-operatorio e del risultato desiderato. Tuttavia, un aspetto spesso sottovalutato è la condizione della pelle prima dell’intervento. “Una cute danneggiata dal sole risponde male alla chirurgia,” spiega il Dott. Gianluigi Bergamaschi Marsella. L’eccessiva esposizione solare può compromettere l’elasticità cutanea, ridurre la vascolarizzazione e rallentare i processi di guarigione. Il cosiddetto fotoaging – cioè l’invecchiamento precoce causato dai raggi UV – altera la struttura del collagene e dell’elastina, rendendo la pelle meno reattiva e più soggetta a complicanze post-operatorie. Per questo motivo, preparare adeguatamente la pelle è fondamentale per ottenere risultati estetici più naturali e duraturi. Cosa succede alla pelle danneggiata dal sole? La pelle foto-danneggiata presenta alterazioni microscopiche e cliniche che influenzano direttamente la risposta a una chirurgia. Tra i segni più comuni troviamo: Tutti questi fattori compromettono la cicatrizzazione, aumentano il rischio di ematomi o sieromi, e possono determinare una risposta anomala ai fili di sutura o alla tensione tissutale. Studi clinici pubblicati su Plastic and Reconstructive Surgery e Journal of Cutaneous and Aesthetic Surgery dimostrano come una pelle ben idratata, con un buon tono e priva di danni da UV, favorisca una guarigione più rapida e con minori complicanze. Quali trattamenti pre-operatori sono consigliati? La preparazione cutanea deve iniziare almeno 6–8 settimane prima dell’intervento, con un protocollo personalizzato. Ecco alcune indicazioni utili: Per i pazienti con pelle spenta, disidratata o soggetta a pigmentazioni, è utile una consulenza combinata tra chirurgo e dermatologo per pianificare un trattamento progressivo. In questo contesto, il peeling personalizzato svolge un ruolo centrale: una volta provato, molti pazienti iniziano a curare la pelle con maggiore costanza. Il miglioramento visibile — una pelle più luminosa, tonica e sana — porta spesso a ricevere complimenti dagli amici e a non voler più trascurare un organo tanto importante come la cute. Bastano semplici trattamenti ambulatoriali, affidandosi al proprio chirurgo di fiducia, per far entrare la cura della pelle nella routine con naturalezza e soddisfazione. Domande frequenti: è davvero necessario preparare la pelle? Sì. Anche se l’intervento riguarda un’area “nascosta” (come l’addome o le cosce), la salute della pelle influisce su cicatrizzazione, edema e reattività locale. Preparare la cute: Inoltre, pazienti con pelle curata e ben vascularizzata mostrano un minor tasso di complicanze (infezioni, ritardi di guarigione, fibrosi). La letteratura scientifica conferma che anche la qualità del derma è un fattore predittivo importante nei risultati estetici. Conclusione Un intervento estetico ben riuscito dipende anche dalla qualità della pelle. Evitare l’esposizione solare, idratare in profondità e attuare una routine mirata nei mesi precedenti all’intervento è un investimento concreto sul risultato finale. Affidarsi a specialisti esperti consente di definire un percorso pre-operatorio su misura, sicuro e adatto al proprio fototipo e stile di vita. E preparati al meglio… anche sotto il sole Hai in programma un intervento estetico? Scopri come preparare la tua pelle per un risultato ottimale.Chirurgia Plastica – Aventino Medical Group